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Vedono finalmente la luce dopo quasi cinquecento anni le "Stanze di Cecco del Pulito" di Giovanni Paolo Lappoli, meglio noto come il Canonico Pollastra, professore di latino nello Studio aretino nella prima metà del Cinquecento. Tramandate in maniera semi-clandestina per il loro argomento licenzioso, senza il riconoscimento esplicito del loro autore, rappresentano, per singolare paradosso, la sua opera meglio riuscita, al tempo stesso documento prezioso del dialetto del contado aretino e piccolo monumento (nel senso preciso che il Belli dette ai suoi sonetti in romanesco) eretto agli abitanti di quel contado. Per rendere la lettura più agevole e immediata il testo del poemetto è corredato, oltre che di un'introduzione, di un commento dettagliato, di una traduzione a fronte e di un glossario che raccoglie tutti i vocaboli dialettali.